Le implicazioni della Brexit nel mondo della chimica

Articolo a firma di Michela Kahlberg, CEO KAHLBERG Consulting


ultimo aggiornamento 20/05/2021
Chi non ha a che fare per studio o per lavoro con la Brexit poco sa delle conseguenze che questo “allontanamento” sta causando. La pandemia ha peraltro spostato l’interesse verso problemi ben più cogenti, così il pensiero dominante è quello che gli inglesi abbiano ancora una volta voluto ribadire la propria indipendenza e il proprio valore distintivo rispetto a “noi” europei.
 
In realtà, dietro agli aspetti di puro folklore ed heritage vi sono tematiche molto complesse, che stanno rapidamente impattando su tutti i settori merceologici delle imprese europee e anche inglesi. Lo UK REACH, per esempio, chiama in causa tutte le aziende che producono e vendono sostanze chimiche, in quanto richiede adempimenti nuovi e stringenti. 
 
Detto semplicemente, un nuovo - doppio - lavoro colpisce le imprese italiane e inglesi e richiede rapidità di esecuzione e investimenti per essere compliant. Lo UK REACH è un esempio inequivocabile di questa duplicazione di lavori già fatti. A tutti gli effetti il nuovo regolamento UK REACH manterrà gli stessi principi generali dell’EU REACH, ma i due regolamenti opereranno in modo indipendente l'uno dall'altro.
 
Dallo scorso gennaio chi possiede una registrazione per lo EU REACH e desidera vendere in Gran Bretagna ha un problema da risolvere rapidamente e deve soddisfare gli obblighi indicati anche da questa normativa. 
 
Due sono le procedure che sono state individuate
Le legal entity UK che detenevano una registrazione EU REACH hanno la possibilità di trasferirla in UK tramite il processo definito di “grandfathering”, fornendo informazioni di base all’Health and Safety Executive (HSE) entro il 30 aprile 2021. Questi dossier dovranno poi essere completati entro 2, 4 o 6 anni a seconda della fascia di tonnellaggio a partire dal 28 ottobre 2021. A parte il lavoro tecnico per fare la nuova registrazione in UK, l’azienda UK dovrà anche ripagare tutti gli studi contenuti nel dossier europeo al proprietario di tali studi (spesso un’azienda terza) per poterli utilizzare fuori dal EU REACH per cui li aveva acquistati originariamente.
 
In questi casi, oltretutto, la legal entity UK per mantenere anche la registrazione europea avrebbe dovuto trasferirla ad un’azienda EU27 entro lo scorso anno; se così non è stato fatto, la registrazione EU REACH della legal entity UK è stata rimossa dalle autorità europee e a partire dal 1° gennaio 2021 non esiste più.
 
Per dare più tempo alle aziende UK di ottemperare al nuovo Regolamento, oltre al processo di grandfathering, lo UK REACH prevede anche la possibilità di notificare le sostanze che venivano importate in UK sino al 2020, a fronte di una registrazione EU REACH diretta o dei propri fornitori. Questo processo è definito DUIN: Downstream User Import Notification.
 
Le aziende UK che acquistavano da fornitori EU senza avere una propria registrazione EU REACH, oppure le aziende EU che esportavano in UK grazie alle loro registrazioni EU REACH, possono inviare direttamente (se inglesi) o tramite un’azienda UK che agisca come loro Only Representative (OR) (se extra-UK), una notifica all’HSE tramite una DUIN entro il 27 ottobre 2021. Anche in questo caso sarà poi necessario inviare una registrazione completa entro 2, 4 o 6 anni, con la medesima duplicazione di costi già vista sopra (ovvero pagando nuovamente un accesso agli studi contenuti nel dossier per lo UK REACH, il lavoro tecnico e l’eventuale servizio OR).
 
Come si vede, i tempi per i primi adempimenti sono realmente stretti. Come muoversi al meglio?
 
Allo stato attuale sono poche le realtà che hanno internamente le competenze per attivare lo UK REACH: occorrono infatti professionisti specializzati in diversi campi (chimico, tossicologico, legale, commerciale…). La soluzione è quella di affiancare dei professionisti esterni alle aziende, di qualunque dimensione, per fornire un supporto di estrema qualità ed efficacia. Tra l’altro va precisato che le registrazioni UK REACH devono essere presentate da un soggetto giuridico che abbia sede in Gran Bretagna, può essere anche un consulente esterno in grado di offrire al cliente il servizio di Only Representative. 
 
Il tema dell’adeguamento allo UK REACH non è squisitamente di taglio normativo: è importante che le aziende comprendano che, esattamente come accade nell’Unione Europea, vige la regola “no data, no market”, ovvero: il business si blocca e diventa impossibile sia produrre sia importare. La proroga stabilita dà ancora qualche mese di agio, ma dal 28 ottobre prossimo, senza adempimenti, le attività si dovranno fermare. Evitare questa impasse significa risparmiare denaro e potersi concentrare sull’operatività.
 
Per una visione “positiva” del REACH 
Lo UK REACH, che sta movimentando in questi mesi gli uffici amministrativi e regolatori di tante aziende anche italiane, è sì una complicazione, ma è anche una nuova opportunità per il Vecchio Continente. Inoltre, UK REACH ed EU REACH insieme garantiranno standard elevatissimi di controllo delle sostanze chimiche, a tutela dell’ambiente e della salute di tutti i cittadini.